
Intervista a Luca Bazzucchi di Call Of Duty Italia
By Gianpiero Miele - - Interviste
Quest’oggi GamerWall ha intervistato per voi Luca Bazzucchi, fondatore della più grande community italiana online dedicata a Call of Duty. In pochi anni Luca e i suoi collaboratori hanno messo su un gruppo che supera i 29.000 membri e che, grazie alla loro serietà e alla dedizione, è riuscito ad ottenere tanto per i suoi seguaci. Tutto il resto, compresi i progetti futuri di Luca, ve lo facciamo raccontare direttamente da lui. Buona lettura!
- Ciao Luca! Partiamo con una domanda che è d’obbligo: qual è il tuo COD preferito?
- Modern Warfare 2. Se il primo capitolo di Modern Warfare aveva convinto un po’tutti, il secondo, uscito due anni dopo, non fece che confermare le ottime scelte fatte da Infinity Ward. Non è un caso che nel primo giorno d’uscita il titolo vendette ben 8,5 milioni di copie. Una cifra esagerata ma che è continuata ad aumentare quando si è capito che si era di fronte ad un altro capolavoro. Dove la versione per console si avvicinava parecchio alla perfezione.
- Cosa ne pensi della tendenza all’uso di armi sempre più futuristiche all’interno del gioco, iniziata in COD Advanced Warfare e proseguita in BO3 fino all’ultimo uscito?
– Sembra ovvio intuirlo, l’obiettivo è sempre stato quello di cercare di raccontare la guerriglia ogni volta in maniera diversa, secondo declinazioni temporali differenti. Il tempo è quindi il cardine che ha scandito questa divisione, tra la guerriglia storica, moderna e futura. Non è la prima volta che, nella serie, si getta uno sguardo avanti per ipotizzare cosa ne sarà dei combattimenti e delle armi nei prossimi anni. Il futuro lascia margini di manovra notevoli dal momento in cui, in casa Activision, si è deciso di bloccare gunplay e motore di gioco, per evolversi più nella forma che nelle meccaniche, luogo dove tutto ciò che era stato reputato vincente nei precedenti capitoli non poteva andare a perdersi. Il risultato sono anni di giochi che continuano a cambiare, ma che in realtà non sono poi così diversi; il cuore rimane quando tutto il resto attorno si adatta alle richieste del mercato. In fin dei conti quando giochiamo a Call of Duty cerchiamo un divertimento immediato, facile, ma che possa costantemente trovare il modo di tenerci, volenti e nolenti, attaccati allo schermo.
- Come vedi il tentativo di riproporre i vecchi COD grazie alla retrocompatibilità, soprattutto su Xbox? È un’operazione giusta, secondo te?
- Come è nato il gruppo?
Stanco dei soliti gruppi gestiti da bambini dove regnavano incontrollati l’insulto e l’anarchia, mi sono aperto un gruppo tutto mio, chiamandolo CALL OF DUTY ITALIA- IL 1° GRUPPO SENZA BIMBIMINKIA. Questo nome ci ha accompagnato e dato successi e problemi fino alla settimana scorsa, quando finalmente Facebook ha permesso la modifica dei nomi ai gruppi (Facebook superati i 5000 utenti non permetteva piu nessuna modifica al nome del gruppo, N.d.R.) e lo abbiamo modificato in Call of Duty Italia – Fan Community, un nome più appropriato per la più grande community italiana di CoD. Negli anni poi gli abbiamo integrato una serie di sottogruppi Mercatino e Competitive, oltre a tutti i social network.
- Cosa vuol dire per te questo gruppo?
- Sappiamo che, oltre al gruppo principale, ti occupi di una piccola galassia di altri gruppi e pagine tutte dedicate al mondo dei videogames. Come riesci a gestirlo? Sei solo o hai dei collaboratori?
Siamo partiti in 3: io, Michele Nocella e Daniel Callegari e dopo 3 anni e molte persone cambiate siamo diventati 4 amministratori: io, Daniel Callegari, Ivonne D’Altilia e Carlo Piccaglia. Inoltre non posso non citare due grandissimi pilastri della nostra community: Maurizio Bruno, che ci supporta in tutte le nostre attività Lan, e Morris Bruno, la nostra mascotte, che detiene il titolo del più piccolo player di Call of Duty Italia a fare tornei live. Ognuno è a capo di un settore e ognuno di noi ha il suo staff dedicato che lo aiuta nella gestione del settore (amministrazione, moderazione della community, competitive, pubbliche relazioni).
E ogni giorno ingrandiamo il nostro staff dando a chiunque voglia contribuire la possibilità di aiutare, perché una community secondo la mia idea si deve basare sulla collaborazione di tutti i suoi membri, collaborazione volta a migliorarsi e arginare le mele marce.
Tutto questo però è stato reso possibile anche da altre persone che poi nel proseguo dell’avventura, vuoi per impegni personali, vuoi per divergenze di opinioni, si sono allontanate dall’amministrazione del gruppo, ma lasciando dietro di loro mesi (alcuni anni) di lavoro per la creazione di tutto questo e sono Paola, Giulia e Michele, il mio primo collaboratore.
- Da poco il gruppo ha raggiunto il traguardo dei 28.000 iscritti. Dove volete arrivare e quali sono i programmi per il futuro?
- Tu personalmente hai mai avuto esperienze nel campo competitive? Perché?